sabato 4 maggio 2013

A Livorno una serata per presentare l'ESC


Il cinema "Don Bosco" di Livorno, scenario, negli anni passati, di tanti ritrovi di OGAE Italy, ha di nuovo accolto un evento del nostro club ieri sera. Si è trattato di una serata di presentazione dell'ESC volta a favorirne la (nuova) conoscenza e suscitare l'interesse del pubblico italiano (in questo caso, ovviamente, prevalentemente toscano).

In Italia, come si sa, per troppi anni siamo stati a digiuno di ESC. Per questo, si è pensato che la serata non potesse prescindere da una parte storica, atta a risvegliare ricordi rimasti nascosti in un angolino sperduto della nostra mente, o a svelare curiosità che non conoscevamo. Ovviamente, però, non si vive di solo passato, ed era più che logico introdurre anche i protagonisti dell'edizione 2013 che si svolgerà fra due settimane a Malmö.

In questo senso è stata costruita la proiezione, della quale sono stati artefici il vicepresidente Alessandro Banti per la parte video, e la presidente Cristina Giuntini che ha accompagnato i vari filmati con brevi spiegazioni, commenti e aneddoti.

Sono così sfilate davanti agli spettatori la prima vincitrice Lys Assia e le prime rappresentanti italiane Franca Raimondi e Tonina Torrielli, insieme a nomi ancora popolarissimi presso il nostro pubblico come Alice e Franco Battiato, Tozzi e Raf, Gianni Morandi e Mia Martini, ma anche partecipazioni sorprendenti come quella delle gemelle Kessler, quella di Julio Iglesias e quella di Céline Dion, per citarne solo alcune. E ancora, le quattro vincitrici a pari merito del 1968, la canzone di Gigliola Cinquetti che "minacciò" un referendum, la ballata portoghese che scatenò la Rivoluzione dei Garofani, fino alla "mostruosa" vittoria della Finlandia e al clamoroso rientro in gara dell'Italia.

Dopo questa carrellata storica, è stata la volta della presentazione delle canzoni e dei cantanti in gara quest'anno, tramite un recap di mezzo minuto a brano. Alla fine, esecuzione integrale dei quattro brani presentati dai protagonisti più significativi per il pubblico italiano: l'olandese Anouk, la britannica Bonnie Tyler, e naturalmente la sammarinese Valentina Monetta e il nostro Marco Mengoni.

La proiezione è stata molto gradita da tutti i presenti, tanto che, alla fine della serata, si sono registrati un rientro e alcune nuove iscrizioni al nostro club! Possiamo dire con soddisfazione di essere riusciti a comunicare qualcosa!

Ringraziando Andrea Zargani e i suoi collaboratori per la messa a disposizione del locale e per avere curato la parte tecnica, vi offriamo il video preparato da Alessandro Banti per la serata.

venerdì 3 maggio 2013

Takasa: unire per mezzo della musica

Foto: Simon Opladen

Sono loro, ma non si può dire! Per rappresentare la Svizzera all'Eurovision Song Contest, hanno dovuto cambiare nome e vestiti di scena. Adesso si chiamano Takasa. Nel loro video, li vediamo raggiungere Malmö a bordo di una Seicento, in un trionfo di gioia, ritmo e sentimenti positivi. Prima che iniziassero davvero il viaggio, li abbiamo fermati per una breve chiacchierata. Eccola.

D - Salve a tutti voi, siamo molto contenti di potervi fare alcune domande. Per prima cosa vorremmo congratularci con voi per essere stati scelti per rappresentare la Svizzera a Malmö! La vostra canzone e la vostra presentazione sono molto particolari, senza dubbio qualcosa di nuovo all'ESC.
E' inusuale avere come concorrenti nell'Eurovision Song Contest un gruppo formato da membri di un'associazione religiosa. Sappiamo naturalmente che la musica e il canto fanno parte di tali realtà, ma è la prima volta che un gruppo di questo tipo partecipa all'ESC. Come avete avuto l'idea di prendere parte alla vostra selezione nazionale?

R - L'Esercito della Salvezza ha una lunga tradizione musicale ed è abituato a diversi ambienti nei quali suonare. La band è felice di suonare la propria musica in strada così come in chiesa, a proprio agio in una prigione così come nell'Edificio del Parlamento Federale. Nella stessa ottica, il viaggio dei Takasa li porterà adesso, insieme a questa tradizione, all'Eurovision Song Contest 2013 di  Malmö.

D - Quindi avete fatto tutto il percorso, e infine avete vinto! Che cosa avete pensato in quel momento? Vi aspettavate la vittoria? Come vi siete sentiti?

R - Nel momento in cui abbiamo iniziato quest'avventura, non pensavamo a vincere. Poi però i media hanno iniziato a occuparsi molto del nostro gruppo, e a quel punto abbiamo pensato a qualcosa di più grande. Ma vincere è stata proprio la ciliegina sulla torta.

D - Poi è arrivato il grosso problema: non vi era permesso usare il vostro nome ne' le vostre uniformi sul palcoscenico dell'ESC. Avete dovuto scegliere fra il cambiare nome e costumi e il non partecipare del tutto. Siete stati tentati di lasciar perdere? Perché invece avete deciso di adeguarvi alle regole e confermare la vostra partecipazione?

R - Ci siamo adattati alle regole dell'EBU perché non avevamo bisogno di provocare. Ci vediamo come ospiti, e per questo abbiamo scelto un dress code classico in bianco e nero, che permette l'individualizzazione. Il nostro membro più giovane è contento di indossare le sue scarpe bianche e i jeans, mentre Emil Ramsauer, che ha 95 anni, preferisce le sue scarpe nere e pantaloni scuri. Anche se il loro stile è diverso, sono riconosciuti come membri della band.

D -  "Takasa" vuol dire "pulito, pulire" in swahili, ma è anche un acronimo per "The Artists Known as Salvation Army". Chi ha avuto l'idea del nuovo nome?

R - Per la precisione "takasa" vuol dire "purificare" in swahili, e sottolinea la pura gioia di vivere e l'amore per la musica che la band impersona. Rappresenta anche la sua spiritualità. E' un nome pensato di "Hakuna matata" dal "Re leone". E' pensato per irradiare sentimenti positivi.
Se poi qualcuno vuole interpretare le lettere come abbreviazione, faccia pure.

D - "You and me" parla di un amore fortissimo che niente può separare o distruggere. Un sentimento di questo tipo potrebbe essere anche riferito all'amore per l'umanità, l'amore fra popoli diversi?

R  - La canzone ha lo scopo di irradiare emozioni e sentimenti positivi e per questo si adatta molto bene al contesto dell'Eurovision Song Contest. Il festival intende unire culture e popoli per mezzo della musica e questo è anche ciò che noi facciamo e crediamo. Crediamo che solo le relazioni che implicano sostegno possano durare per lungo tempo e alla fine creare una comunità sana. Si tratta di rispetto, fiducia e amore.

D - Normalmente, dopo il filmato della finale nazionale, viene creato il video vero e proprio. Voi invece avete girato prima un video e poi un altro totalmente diverso dal primo. Ha ancora a che vedere con il cambio di nome e look, immagino?

R - Abbiamo dovuto creare un nuovo video dopo avere adattato il nostro nome da "Heilsarmee" a "Takasa". Mentre il primo era più un video musicale classico, il secondo integra il messaggio della canzone: essere amici con uno scopo comune.  

D - Avete avuto la possibilità di ascoltare le altre canzoni in gara? Avete qualche canzone preferita, qualche interprete che vi ha impressionati positivamente?

R  - Pensiamo che Gianluca di Malta abbia una canzone che può incontrare il gusto dello stesso pubblico che segue noi. E ci sono altre buone canzoni. Troviamo che Krista Siegfrieds, malgrado non sia una nostra diretta concorrente, abbia una fantastica coreografia d'insieme! Ma prima pensiamo alla semifinale. Non appena (speriamo!) arriveremo in finale, penseremo agli altri candidati. Rifateci la domanda a Malmö!

Ringraziamo i Takasa per essere stati così gentili nel rispondere alle nostre domande, auguriamo loro buona fortuna a Malmö, e il nostro grazie va anche a Michaela Leuenberger che ha reso possibile questa intervista.  

mercoledì 1 maggio 2013

A Trieste la serata promo "What if... we are one" grazie ad Alberto Flego


Martedì 30 Aprile scorso, grazie all'iniziativa del nostro Alberto Flego, si è svolta a Trieste una serata speciale, dedicata alla visione dei preview delle canzoni partecipanti al prossimo Eurovision Song Contest. Leggiamo dal resoconto dello stesso Alberto come si è svolto questo significativo momento di aggregazione e condivisione.

"WHAT IF ...WE ARE ONE". Una serata Eurovisiva in un contesto multietnico: in una casa di accoglienza di Trieste,  per la prima volta in Italia al di fuori dalla classica visione OGAE, si proiettano i video preview dell'ESC 2013!

La sera del 30 aprile 2013 si è svolta, in una casa di accoglienza di Trieste, una serata particolarissima: i video preview dell'ESC 2013 sono stati offerti ad un pubblico eterogeneo e sperimentale di non iscritti
OGAE.
Attualmente questa struttura di accoglienza ospita 46 accolti, di cui 18 non Italiani e provenienti da Paesi "EBU-Eurovision" quali la Bosnia Erzegovina, la Turchia, la Romania, la Serbia e la vicina Slovenia, oltre che da altri Paesi "Resto del Mondo" quali la Colombia, il Marocco, l'Argentina, Burkina Faso e l'Afganistan.

Inizialmente ho presentato informalmente la rassegna, spiegando cos'è l'ESC (...qualcuno già lo sapeva ) e ringraziando per l'ospitalità la Direttrice della casa.
Per due ore sono susseguite le canzoni e le immagini dei filmati, seguite con attenzione e diligente silenzio, senza nessuna defezione dalla sala;, anzi, nel corso della serata la gente scendeva dalle loro stanze e si univa agli spettatori presenti!
Davvero il motto "What If...We Are One" era calzante! Devo dire che è stato un vero ed inaspettato successo.

Gli spettatori hanno dimostrato un ottimo gusto estetico lodando i filmati di Malta e della Svizzera (sei uomini hanno pure votato, creando una scaletta delle loro Top Ten!). La simpatia di Krista (Finlandia) non è passata inosservata; pure la "demoniaca" Francia e il provocante video del Montenegro hanno lasciato un
segno... Sorprendente davvero la popolarità di Esma, molto conosciuta e vera "star" non solo in Macedonia, ma in tutti i Paesi Balcanici, dalla Serbia alla Bulgaria!
Sono piaciute in particolare tutte le canzoni di quest'area geografica, ma anche la Spagna, l'Italia e San Marino.

Ha terminato la proiezione la mitica Bonnie Tyler, e dopo le ultime note ed immagini, ci siamo salutati con un mini party a base di dolci e the' caldo.
Sono stato particolarmente e piacevolmente sorpreso dall'invito, da parte di alcuni accolti, di andare a trovarli il 18 Maggio per vedere insieme su RaiDue il Gran Finale dell'ESC edizione 2013!!! Deduco quindi che non solo hanno apprezzato la musica ed i cantanti, ma anche la mia "visita guidata" sull'Eurovision Song Contest, e questo non può che farmi molto piacere e davvero lusingarmi!"

Dobbiamo veramente fare i complimenti ad Alberto per questa bella iniziativa che fa onore a lui per primo, ma anche un poco a OGAE Italy, di riflesso! Speriamo che il suo esempio venga seguito, in futuro, da molte altre regioni italiane. Per ora, un grazie a lui e un buon divertimento a quegli amici che, incuriositi e invogliati da questa serata, vorranno seguire la grande festa dell'ESC 2013!

Roberto Bellarosa, la voce del Belgio... un po' italiana


Foto: RTBF

Nome e cognome non lasciano dubbi: lo zampino dei nostri connazionali c'è anche stavolta. Dopotutto, è opinione comune che noi italiani, di voce, ce ne intendiamo. Dopo avere vinto "The Voice Belgique", Roberto Bellarosa si prepara per l'ESC, ma nel frattempo fa due chiacchiere con noi. Ecco la nostra conversazione.

D - Ciao Roberto, ci fa davvero piacere avere la possibilità di questa conversazione con te, e di farti le congratulazioni per essere stato scelto come rappresentante del Belgio all'Eurovision Song Contest di quest'anno.
Dopo avere vinto la prima edizione di "The Voice Belgique", adesso sei diretto a Malmö per sfidare l'Europa. Quali sono le tue speranze e le tue paure?

R - La mia speranza è andare in finale, mi basta quello. Anche solo arrivare in finale è già fantastico.

D - In Italia è iniziata da poco la prima edizione di "The Voice Italy". Le blind auditions sono nuove per noi, quantomeno in un talent show. Come ci si sente a stare lì a guardare il retro di quattro poltrone, sapendo che puoi contare solo sulla tua voce per impressionare i giudici?

R - Bisogna dire che è terrificante, ma è anche vero che è stato in quel momento che ho avuto la conferma che ho una buona voce!

D - Com'è stata in generale la tua esperienza con "The Voice Belgique"? Cos'hai imparato dai tuoi coaches? Ti sei fatto dei buoni amici oppure gli altri concorrenti sono rimasti solo dei buoni conoscenti?

R - Devo ringraziare il mio coach perché da lui ho acquisito molta maturità e sicurezza.  Mi sono divertito molto sul palcoscenico, non pensavo alle telecamere. In realtà non sono diventato amico degli altri partecipanti, ma abbiamo diviso dei bei momenti comunque.

D - Adesso stai per entrare in un mondo completamente diverso, l'Eurovision Song Contest. Come immagini l'ambiente? Sei ansioso di scoprirlo?

R - Sì, sono molto eccitato, ma bisogna dire che da poco ho vissuto un'esperienza simile all'Eurovision in Concert di Amsterdam, con altri 25 Paesi.

D - Hai avuto la possibilità di ascoltare qualcuna delle altre canzoni in gara? C'è un brano o un cantante che ti ha impressionato in modo particolare?

R - Sì, le ho ascoltate, mi piacciono molto la Russia e l'Irlanda.

D - Il tuo cognome è italiano, la tua famiglia ha origini italiane. Sei mai stato in Italia? Quanto sai del Paese, delle abitudini, della lingua e così via?

R - Sono di nazionalità italiana ed entrambi i miei genitori sono italiani, ma sono nato a Huy, in Belgio. Sono stato spesso in Italia. Ci vado ogni estate a trovare i miei nonni a Vico del Gargano. E' un bel Paese. Capisco l'italiano ma lo parlo solo un poco.

D - Leggendo la lista delle tue esibizioni a "The Voice Belgique" trovo canzoni di James Morrison, Chris Isaak, John Lennon, Stevie Wonder, Johnny Halliday... Immagino che queste esibizioni siano state decise insieme ai tuoi coaches fra quelle più adatte alla tua voce, ma, a parte questi nomi, chi sono i tuoi cantanti e gruppi preferiti in assoluto?

R - Sì, è vero, queste canzoni sono state decise insieme ai miei coaches. A parte questi nomi, il mio idolo è Michael Jackson.

D - E la musica italiana? La ascolti mai? Hai dei cantanti preferiti?

R - Sì, i miei artisti preferiti sono Laura Pausini, Tiziano Ferro, Umberto Tozzi ed Eros Ramazzotti.

D - Il tuo nuovo album si chiama "Ma voie", cosa vorresti dirci in merito? Che cosa troveranno in questo CD i tuoi ascoltatori?

R - Il mio primo album è cantato in francese con l'unica eccezione di una cover in inglese. E' un album di canzoni pop francesi con molta emozione.

D - Infine, ma non di minore importanza, naturalmente vorremmo sapere quali sono i tuoi progetti dopo l'Eurovision Song Contest. Concerti, apparizioni televisive?

R - Dopo l'Eurovision, penso che lavorerò a un secondo album prendendomi tutto il tempo necessario. Dopo ciò, molta promozione e un tour, e se possibile farò della beneficienza.

D - Grazie, Roberto, per essere stato così paziente nel rispondere a tutte le nostre domande. Ti auguriamo buona fortuna a Malmö e con la tua carriera futura.

R - E' stato bello rispondere alle vostre domande!

Il nostro grazie, oltre che a Roberto, va anche a Pauline Lavagna e a Katia Mahieu, che hanno reso possibile questa intervista.  

domenica 28 aprile 2013

Who See?: L'ESC è una possibilità che non si può rifiutare

Foto: Risto Bozovic

Se l'Eurovision Song Contest è una grande festa, prepariamoci a festeggiare degnamente! E chi meglio dei Who See?, il duo hip hop montenegrino coadiuvato dalla vocalist Nina Žižić, potrebbe animare il nostro grande party? Intanto abbiamo scambiato due chiacchiere con loro: sentiamo cosa ci hanno raccontato.

D - Salve ragazzi, siamo molto contenti di avere la possibilità di intervistarvi e vogliamo congratularci con voi per essere stati scelti quali rappresentanti montenegrini a Malmö. "Who See?" è un nome particolare. Leggo che siete conosciuti anche come "Who See Klapa". Da dove viene il vostro nome?

R - Se pensi un po' più attentamente ai nomi, ti renderai conto che sono abbastanza banali. Forse sono stati gli indiani d'America i più precisi nel dare nomi alle persone secondo i loro caratteri. Se fossimo indiani, il nostro nome sarebbe "Gruppo divertente che si diverte". E "klapa" è il nome dei gruppi della costa adriatica che cantano la musica tradizionale a cappella. Ci è sembrato divertente aggiungerlo qualche volta, per sottolineare il fatto che anche noi veniamo dalla costa, malgrado la klapa non abbia niente a che vedere con il nostro nome. Il vero gruppo klapa è quello che partecipa quest'anno per la Croazia.

D - Siamo curiosi di sapere qual è stata la vostra reazione quando vi è stato chiesto di rappresentare il vostro Paese all'ESC. L'idea vi è piaciuta subito, avete accettato immediatamente oppure avete avuto dei dubbi in merito?

R - Ci abbiamo pensato ben 15 minuti. L'Eurovision non è molto popolare nel campo della musica hip hop che è quella che noi facciamo, ma si tratta ugualmente della possibilità che nessuno può rifiutare.

D - Come siete venuti in contatto con Nina Žižić e avete deciso di coinvolgerla nel progetto? Da quanto leggo è la prima volta che collaborate, giusto?

R - Il produttore del nostro video ci ha suggerito lei come bravissima vocalist, ed era esattamente quello di cui avevamo bisogno. Sapevamo dall'inizio di avere bisogno di una voce femminile forte per il ritornello, e appena abbiamo sentito cantare Nina abbiamo capito che era quella giusta.

D - "Igranka" vuol dire "festa". Le parole parlano del divertirsi e dimenticare i problemi di ogni giorno ballando, ascoltando musica e stando insieme. L'Eurovision Song Contest è un tipo di grande festa: lo percepite quando cantate la vostra canzone? La musica può unire Paesi diversi?

R - Ci siamo divertiti a mixare stili musicali diversi e ci divertiremo a Malmö quando ci esibiremo davanti ai milioni di spettatori. L'Eurovision è un enorme spettacolo e noi cercheremo di dare il nostro contributo. La musica unisce sempre le persone, è bello che esista qualcosa che ci riunisce. Questa è una ragione di più per far sì che l'Eurovision sia per ogni gusto. La musica cura e riattacca quello che è rotto.

D - E quindi ci farete tutti ballare al suono della lingua montenegrina! E' una bellissima scelta: ci si aspetterebbe che una canzone da party come la vostra fosse cantata in inglese per renderla più "internazionale", voi invece avete deciso per la vostra bella lingua. Come avete preso la decisione di cantare in montenegrino?

R - Se la gente di questo pianeta parlasse un'unica lingua, probabilmente ci capiremmo meglio e non ci sarebbero problemi. Malgrado questo, le nostre storie e i nostri problemi non suonano bene in inglese, che è la lingua universale di oggigiorno. Siamo diventati popolari nel Montenegro perché non copiamo lo stile hip hop di New York, ma vi abbiamo portato lo spirito del posto nel quale viviamo, quindi le nostre canzoni odorano di mare, sole, buon cibo e belle donne. Non che tutto sia meraviglioso nella nostra vita, ma cerchiamo di essere accattivanti anche nei momenti più duri. Sappiamo esserlo solo nella nostra lingua, il che ammettiamo possa essere un ostacolo a una carriera internazionale.

D -  Entrambi, Dedduh e Noyz, avete anche inciso qualcosa separatamente. E' facile seguire due carriere, quella comune con i Who See? e quelle distinte?

R - In realtà non abbiamo carriere soliste, ma a volte uno di noi si unisce al progetto di qualcun altro al di fuori del duo. Siamo un duo senza timone e navigheremo così ancora per molto tempo. Ci stiamo preparando per il terzo album che sarà molto migliore degli altri due.

D - Bene, adesso, destinazione Malmö. Come vi sentite? Cosa vi aspettate da questa esperienza? Come immaginate l'ambiente, i vostri impegni, tutto?

R - Conosciamo già i nostri impegni giornalieri a Malmö, quindi quando avremo finito il lavoro del giorno speriamo di andare in giro e a divertirci con altri protagonisti dell'Eurovision. La partenza si avvicina sempre di più e siamo eccitati di diventare parte dello show. Ci aspettiamo di arrivare in finale e di non deludere il pubblico.

D - Avete avuto la possibilità di ascoltare le altre canzoni in gara? Ci sono canzoni che vi piacciono particolarmente? Avete idea di chi possa vincere?

R - Sì, abbiamo ascoltato tutte le canzoni, ci piacciono soprattutto la Norvegia, la Grecia, l'Italia.

D - Parlando della vostra musica, quali sono gli artisti dai quali vi sentite più influenzati e quelli che amate ascoltare nel tempo libero?

R - Non ci sono artisti che possiamo nominare in particolare. L'hip hop è una visione soggettiva del mondo, quindi ascoltiamo molte cose e mettiamo nella nostra musica quello che ci colpisce di più.

D - Visto che il Montenegro è molto vicino all'Italia, scommetto che vi capita spesso di ascoltare musica italiana. Vi piace? Ci sono artisti che preferite?

R - L'Italia ha sempre avuto un'influenza culturale sul Montenegro, specialmente per quanto riguarda la musica. I nostri festival musicali sono concepiti sul modello di Sanremo. Essendo artisti hip hop non siamo particolarmente entusiasti della musica pop. Fra gli artisti italiani amiamo Jovanotti, è forte.

D - Grazie per essere stati così gentili nel rispondere alle nostre domande! Buona fortuna a Malmö e per la vostra carriera!

R - Grazie anche a voi, a presto!

Ringraziamo ancora i Who See?, e un grazie di cuore anche a Milica Fajgelj che ha reso possibile questa intervista.     

Crisi? Non per Raphael Gualazzi: pienone al Verdi di Firenze

Ciao a tutti, oggi sono io, la presidente Cristina, a scrivervi due parole su di un evento che, se non possiamo definire "eurovisivo" nel senso stretto del termine, riguarda pur sempre uno dei nostri rappresentanti. Infatti, ieri sera ho raggiunto il Teatro Verdi di Firenze per una tappa del tour "Happy Mistake" del nostro Raphael Gualazzi.

Primo concerto "ufficiale" a Firenze, come Raphael ha tenuto a sottolineare; in effetti, prima d'ora avevo potuto ascoltarlo a Fiesole e a Prato, ma mai nella mia bella città. Era giunto quindi il momento di colmare questa grave lacuna.

Prima che si alzasse il sipario, quando le luci hanno iniziato ad abbassarsi, ho volto lo sguardo intorno, e, credetemi, mi è venuto spontaneo sorridere. Conosco bene il Teatro Verdi, e anche nella scorsa stagione l'ho frequentato sia per i 12 spettacoli in abbonamento che per alcuni al di fuori: era per me motivo di tristezza constatare ogni volta che il "tutto esaurito" era un ricordo di stagioni passate, e che, anzi, spesso i loggionisti venivano fatti scendere in platea per colmare i vuoti, malgrado la quasi sempre ottima qualità degli spettacoli e degli interpreti. Ebbene, ieri sera platea, galleria e palchi erano stracolmi, un affollamento non eguagliato neppure dalla pur eccellente affluenza riscontrata per il recital di Massimo Ranieri, altro nostro ex rappresentante. 

Se qualche malignetto aveva il dubbio che molti fossero in teatro per effetto di biglietti omaggio o superscontati, è bastato che le luci si spegnessero del tutto perché un'ovazione che rasentava l'isteria lo dissipasse. Il teatro era stracolmo di fans entusiasti, non di semplici curiosi. In barba alla crisi, il pubblico è accorso in massa per ascoltare il nostro eroe del ritorno italiano all'ESC. Accompagnato dalla sua jazz band e da tre coriste, Raphael ha fatto il suo sorridente ingresso sul palco e si è seduto al pianoforte.

E' vero: Raphael non parla quasi mai. Ma perché dovrebbe? E' la musica a parlare per lui. Di quali discorsi abbiamo bisogno, quando possiamo ascoltare le note che escono dalla tastiera sotto il tocco nervoso e preciso delle sue mani sapienti?

Inizia sicuro con "L'amie d'un italien", ovviamente eseguita da solo, prosegue con "Don't call my name" e ci risveglia meravigliosi ricordi con la versione bilingue di "Madness of love". Non mancano, ovviamente, i due pezzi presentati all'ultimo Festival di Sanremo: "Senza ritegno" e "Sai (ci basta un sogno)". Le due ore di concerto sono naturalmente in gran parte dedicate all'ultimo CD "Happy mistake", anche se ci sono ottime eccezioni come "Love goes down slow", "Reality and fantasy" e le due "donne della sua vita", "Carola" e "Lady O".

Tre bis, fra i quali una fantasia su temi di "Amarcord", e poi un sorridente ed elegante saluto. Troppo poco per non lasciarci la voglia di ripetere l'esperienza alla prossima occasione. Intanto, godetevi questo filmato artigianale che sono riuscita a rubare... senza ritegno.