lunedì 23 maggio 2016

Post-Eurovision Depression? Cosa è la P.E.D. e come curarla!


Spesso, anzi forse molto di frequente, nel linguaggio comune e mediatico si usa e si abusa di termini psicologici e psicopatologici. Di “depressione” si sente parlare ovunque, con un tono supponente e onnicomprensivo, come se un semplice umore “un po’ storto” possa necessariamente e istantaneamente condurre o esitare verso situazioni davvero invalidanti come quelle depressive più profonde. Per “depressione” si intende generalmente una patologia psichiatrica, denominata anche "disturbo dell’umore", se proprio si vuole essere precisi. Tuttavia essa si situa a livelli diversi e può sorgere in situazioni specifiche lungo l’arco della vita, senza entrare troppo nei dettagli clinici. Ultimamente si sente parlare di questo “quadro umorale” proprio in concomitanza della fine di una annata/edizione dell’Eurovision Song Contest : a volte lo si nota o lo si legge in senso caricaturale, a volte lo si evidenzia con una certa rilevanza, quasi a dire : guardate che c’è gente che soffre davvero per la fine dell’Eurovisione. Come tutti i “quadri depressivi” anche questa presunta “patologia” avrebbe la sua peculiare sintomatologia, dove dominerebbe un umore costantemente negativo, malinconico, triste, umanamente comprensibile per la fine di un evento spettacolare e coinvolgente, sotto diversi punti di vista. Si può essere tristi per non aver visto in Finale la propria nazione o il proprio cantante e/o la propria canzone favorita, si può essere tristi per non vedere più (almeno temporaneamente) i nostri amici, connazionali e/o stranieri, per il fatto di aver incontrato persone fantastiche e magari pensare all’incertezza di rivederle in futuro, per aver visto posti incredibili, da sempre nei sogni o nei desideri, o ancora, più semplicemente, perché un evento tanto atteso è giunto, volente o nolente, alla sua naturale, cronologica conclusione. Quello che colpisce non è tanto la presenza di questi “umori”, che nel loro essere fisiologici possono anche comparire dopo una brillante vacanza o dopo un viaggio particolare, quanto la specificità legata all’evento in sé, quasi ad evidenziare l’esplosione emotivo-affettiva che l’Eurovision Song Contest può scatenare nei suoi fans. In questa ottica si possono aprire, tuttavia, due principali interpretazioni, due principali livelli di comprensione: il primo porterebbe a considerare manifestazioni di simil-fanatismo, per le quali la persona “investe” tempo e motivazione in maniera significativa ; più elevate sono le motivazioni, più elevate le aspettative, più eclatanti le manifestazioni successive. l'altro potrebbe invece focalizzare l'attenzione sull’espressione di sentimenti estremamente “liberi” dalla quotidianità e dai vincoli delle singole esistenze, come se l’evento ESC si ponesse a guisa di contenitore di "naturale positività" e di emozioni speciali e uniche, in un certo senso irripetibili, mediate poi da un linguaggio universale, la musica, e da altri messaggi di tipo visivo ugualmente importanti e incisivi. Tali esperienze molto positive subirebbero un vero e proprio freno tanto emotivo quanto razionale, appunto, nel ritorno alla realtà quotidiana. Se da una parte, quindi, si potrebbe considerare una sorta di “eccessivo coinvolgimento” nell’ESC, dall’altra si potrebbe parlare di inevitabile reazione ad un “esame di realtà” alla sua conclusione. Ovviamente, si sta parlando di un quadro che nella clinica non esiste, ma che sembra essere presente, con modalità e intensità differenti, in tutti i fans. C’è chi prova irritabilità, chi agitazione, chi mancanza di interesse per le abituali attività e/o relazioni, chi risente, soprattutto, degli effetti di un prolungato stato di eccitazione psico-motorio-sensoriale, insito nella struttura dell’evento e delle numerose attività in esso previste o concomitanti. Più che di depressione, riportando appunto l’intero discorso su un piano di oggettività, andrebbe considerata invece la prospettiva emotiva e motivazionale : lo stare insieme, la condivisione, l’apertura, il supporto percepito, il muoversi liberamente, lo scoprire posti e/o situazioni nuove, conoscere e incontrare persone e usanze.  Trattandosi di emozioni, ovviamente, una lettura razionale risulterebbe molto forzata.  Non occorre quindi consolarsi con chili di Nutella o piangere ripetutamente per la conclusione di un periodo bello o spensierato, anche se significativo e coinvolgente. Un esame di realtà serve : con il tempo bisogna “prepararsi” all’evento successivo (che comunque è e sarà in programma), tenendo gelosamente tutto il “buono” preso da questa esperienza con la musica e oltre la musica.

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